Adriano Baffelli intervista Nunzia Vallini per la sezione “Incontri” del n. 5/2020 di Costruire il futuro
Un interessante approfondimento sui cambiamenti che hanno interessato il giornalismo negli ultimi venti, trent’anni, considerando anche le variazioni legate ai differenti strumenti disponibili. Sono alcuni degli aspetti presenti nell’intervista di Adriano Baffelli alla direttrice del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini, per la sezione Incontri della rivista Costruire il futuro, della quale Baffelli è direttore responsabile.
La versione online della rivista, con il testo completo dell’articolata intervista, è disponibile sul sito www.ancebrescia.it.
“Con la tecnologia è cambiato non solo il modo di lavorare – sostiene Vallini – ma anche di comunicare e attingere informazioni: oggi la carta deve approfondire, aggregare notizie, selezionare, aiutare il lettore a codificare. Il web ingoia e sputa tutto. Nel web trovi di tutto. Ma se non sai cosa cercare, se non sai come navigare in quel mare agitato, rischi di annegarci dentro. I giornali hanno il compito di lanciarti il salvagente, fornire una bussola”.
Alla direttrice è stato chiesto se e come il digitale abbia cambiato la vita nelle redazioni. A suo parere il cambiamento c’è stato, le regole del mestiere sono sempre quelle, ma la modalità è cambiata. “Oggi un collega pensa alla notizia in sé ma anche alle tante forme per meglio comunicarla: c’è la parola, lo scritto, ma ci sono insieme il documento, la fotografia, il filmato, la voce che racconta. Pure il suono ha la sua importanza. Ricordiamo tutti le immagini dell’11 settembre: gli aerei, le torri gemelle. Poi il fumo e le urla. Le parole erano superflue, superate. Alla domanda se i social, insieme al digitale, sono alleati o nemici del buon giornalismo, la giornalista ha risposto che anche un brutto giornale di carta può essere nemico del giornalismo. A suo dire non è il mezzo che conta. È come lo si usa. “Non appartengo al club degli anti-social. Anzi: ritengo che i social (e il digitale in generale) siano strumenti preziosi per uno sviluppo equo e consapevole che potenzialmente non ha barriere, non ha steccati. Una libertà che però richiede anche una grande responsabilità. Serve infatti vigilare, perché la potenza di questi strumenti apre anche le porte a facili strumentalizzazioni, più o meno consapevoli, e potenzialmente ancora più pericolose. La vera domanda è: quali tutele per il ‘consumatore’ finale? Su questo il mondo digitale offre garanzie ancora troppo deboli”.
Leggi l’intervista completa sul n. 5/2020 del bimestrale “Costruire il futuro”.