Da un romanzo spunti e riflessioni per una migliore comunicazione del vino
Il titolo di questa riflessione è suggerito dal sottotitolo del primo romanzo della giornalista Francesca Negri: “Sex and the wine” ed appunto, l’altra metà del vino. Pagine intense e scorrevoli, che propongo un agile e piacevole affresco del mondo femminile e del suo rapporto con il vino.
Una certificazione, per certi versi, di quanto sta accadendo ormai da alcuni anni. Donne sempre più emancipate anche all’interno del perimetro enologico.
E quando se ne intendono, se ne intendono davvero, molto più di certi maschietti timidi e impauriti che di fronte ad una carta dei vini, in più d’una circostanza, propendono per il vino della casa, con finta fiducia nel ristoratore, o passano volentieri la mano. Oltre all’acclarata preparazione dell’altra metà del cielo, il romanzo della Negri suggerisce alcune riflessioni, tutt’altro che peregrine.
Utili ai produttori e agli addetti ai lavori. A chi il vino lo produce, lo vende, lo racconta, con capacità e passione diverse. Di particolare rilevanza risulta l’aspetto legato alle modalità di presentazione dei tanti vini amati, apprezzatie degustati. Si percepisce la voglia d’abbandonare gli schemi triti e ritriti, i tecnicismi esasperati. Traspare il desiderio di abbandonare le descrizioni didascaliche ed esasperatamente pedagogiche, per abbracciare con soddisfazione gli aspetti emozionali più veri. Quelli percepiti e ricordati.
Aspetti certo rilevanti, ma che attengono alla sfera produttiva
Le donne, prima e più degli uomini, hanno inteso che non sono i quintali per ettaro, il numero di piante per filare, i mesi d’invecchiamento, che debbono essere spiegati con puntigliosa e rigorosa precisione.
Nell’altra sfera, quella della promozione, legata alle modalità con cui il vino si desidera, sogna, consuma, apprezza, altri sono gli immateriali strumenti da utilizzare per coinvolgere e per convincere. La Negri, in uno degli ultimi capitoli, parla delle bottiglie, che non sono semplici etichette, ma che possono essere utilizzate da ognuno di noi per compilare un’ipotetica e personalissima carta dei vini. Quell’intrigante Champagne millesimato ci ricorderà la prima volta con la donna del cuore. Il complesso Pinot nero sarà perpetuamente legato alla cena per festeggiare un indimenticabile traguardo professionale.
Così la vita diviene un vigneto: “ogni vendemmia non sai mai come sarà, ma tu devi sempre fare del tuo meglio perché sia ottima”.
Ma soprattutto i ricordi saranno emozioni e sfumature di dettagli, non certo dati tecnici, che troppi produttori ed organismi promozionali considerano dei totem da adorare. Dimostrando di non conoscere e non comprendere le dinamiche di un mondo affascinante e dinamico. Sempre più giovane e sempre più attento alla reale consistenza di quanto è versato nei calici. Sempre più rappresentato dall’altra metà del vino. Una metà colta, esigente e sensibile. C’è un grande spazio per comunicare in modo nuovo ed efficace il lungo e paziente lavoro in vigna e in cantina. Ci sono grandi opportunità da cogliere per quanti hanno desiderio e coraggio di percorrere strade nuove, più coinvolgenti e seducenti per attrarre i sempre più numerosi wine lover. Anche il vino, come più in generale l’agroalimentare, il territorio e la cultura, può e deve essere comunicato in modo innovativo ed efficace. Mentre sono ancora troppe le realtà che, pur a fronte, in più d’un caso, di notevoli investimenti sul fronte produttivo, banalizzano o utilizzano tecniche sbagliate per promuovere e comunicare.