Il termine “sito” o “sito web” indica un insieme di pagine web collegate fra loro da collegamenti ipertestuali. È ospitato, tramite hosting, su un server web e può essere raggiunto dall’utente tramite motore di ricerca o inserimento dell’indirizzo web (o Url) completo nella barra degli indirizzi (address bar). Prima di realizzare o commissionare la creazione di un sito web è fondamentale valutare quale delle diverse tipologie di siti web soddisfa maggiormente le esigenze di presenza su internet di un’azienda.
Indice
Tre prime distinzioni per classificare un sito web
Per differenziare le tante tipologie di siti web è possibile distinguerli in:
- siti web statici, che presentano contenuti di sola lettura e aggiornati con bassa frequenza. Solitamente sono siti detti “vetrina”, di presentazione, ormai in disuso, che presentano poche pagine. Lo scopo è quello di dare alcune essenziali informazioni di base circa il proprio business. Si compongono di una home, che offre una visione d’insieme dell’attività e pagine “Chi siamo/About us”, “Prodotti/servizi” e “Contatti”.
- Siti web dinamici, più costosi rispetto ai siti statici, sono adatti a coloro che vogliono aggiornare frequentemente i contenuti o parte di essi e rendono facili successive implementazioni e modifiche senza grandi sforzi. Presentano una struttura più articolata e un alto livello di interazione con gli utenti.
- Siti web e-commerce, piattaforme per la vendita online. Si differenziano per la possibilità di acquistare direttamente dal sito prodotti e servizi, inserendoli in un “carello della spesa”, associando un metodo di pagamento.
Categorie a seconda di settore e attività
Alla prima distinzione sopra proposta, può seguirne una più specifica e dettagliata, sulla base dei servizi e del settore in cui si opera. In questo senso, un sito può essere:
- personale, portfolio o blog, per presentare se stessi, il proprio cv, i propri lavori ed eventualmente pensieri e riflessioni
- aziendale, di promozione di un’azienda o di un servizio
- informativo, per comunicare contenuti all’utente non strettamente per scopi commerciali
- ludico, di gioco, intrattenimento
- di commercio elettronico (e-commerce), per l’acquisto online di prodotti e servizi
- di download, che prevede raccolte di link per scaricare materiali
- di aggregazione sociale (social network)
- comunità, in cui gli utenti chattano e interagiscono fra loro creando una comunità virtuale
- forum, in cui ci si confronta pubblicando e leggendo messaggi organizzati per discussioni/topic e messaggi/post
- database, per ricercare e mostrare il contenuto di uno specifico database
- aggregatore di notizie
- link farm, che concentra un gran numero di link verso un altro sito o gruppo di siti per attività di link farming
Vendere online con l’E-commerce
Desideriamo approfondire la tipologia di sito web e-commerce, in quanto di grande interesse per le aziende che intendono sfruttare il web per la vendita dei propri prodotti e servizi. Si rivela infatti un’opportunità da prendere in considerazione per quelle realtà offline che decidono di ampliare il proprio mercato di riferimento, creando nuove opportunità di business online. Prima di aprire un proprio e-commerce si può anche cominciare a testare i propri prodotti sui marketplace di terze parti e successivamente investire gradualmente su una piattaforma di commercio elettronico.
Il termine inglese E-commerce o Ecommerce, abbreviazione di Electronic Commerce, fa riferimento al processo di vendita/acquisto di beni o servizi tramite il web. L’E-commerce è da ritenere a pieno titolo un’attività commerciale, che richiede lo scambio con fornitori per gli acquisti, l’integrazione di servizi di logistica, realizzazione di packaging, attività di customer care e di online branding.
Il settore dell’E-commerce in Italia è cresciuto costantemente negli ultimi 15 anni. Il 2020 è stato un punto di svolta decisivo e la diffusione del Coronavirus ha impattato fortemente sulle abitudini di acquisto degli italiani, molti dei quali per necessità hanno vissuto per la prima volta un’esperienza di acquisto online, mentre altri hanno semplicemente aumentato la frequenza di acquisto online sui principali marketplace (ad esempio Amazon, Ebay, Etsy) o su siti di e-commerce verticali, specializzati in una determinata categoria merceologica.
Professioni specializzate per la vendita in rete
Per la creazione di un E-commerce ci si può affidare in outsourcing ad agenzie o professionisti, che imposteranno la gestione dell’infrastruttura tecnica, il marketing e il data entry. Successivamente si può iniziare a internalizzare figure dedicate, quali:
- l’online store manager: figura strategica nella gestione del negozio elettronico, in quanto responsabile della gestione del conto economico, dell’assortimento della merce e della attività di merchandising sul sito;
- l’E-commerce specialist o E-commerce manager: responsabile del budget di investimento pubblicitario e del coordinamento di tutte le figure tecniche interne o esterne coinvolte nel progetto di E-commerce (ad esempio: digital strategist, programmatori e sistemisti, UX/UI specialist e Data entry specialist);
- gli addetti alla logistica: che controllano la merce in ingresso e in uscita dal magazzino. In base ai livelli di automazione della logistica potrebbero doversi occupare anche del picking dei prodotti e della preparazione delle spedizioni;
- gli addetti al customer care: hanno un ruolo strategico, infatti hanno il compito di assistere i clienti nella fase di acquisto o post-acquisto attraverso tutti i canali disponibili (supporto telefonico, e-mail, chat sul sito, whatsapp).
Le tre tipologie: B2C, C2C e B2B
Sono da distinguere 3 tipologie prevalenti di E-commerce:
- E-commerce B2C (Business to Consumer): è la classica struttura di vendita in cui un’attività offre beni o servizi a un acquirente privato che lo acquista per scopi personali. Chi vende può produrre direttamente i prodotti o in alternativa rivendere prodotti di altre aziende.
- E-commerce C2C (Consumer to Consumer): il processo di vendita/acquisto online avviene tra privati e le piattaforme di E-commerce C2C si pongono come intermediari.
- E-commerce B2B (Business to Business): prevede che il rapporto di compravendita online avvenga tra aziende o professionisti.
Nella realtà molti siti di E-commerce possono prevedere più di una modalità; ad esempio una piattaforma di e-commerce può essere predisposta sia per la vendita a privati sia a professionisti.
CMS: il sistema di gestione dei contenuti
Per la realizzazione di un sito web si possono scegliere due strade: affidarsi a un programmatore web per scrivere il codice del nostro sito tramite linguaggi di programmazione (tra i più conosciuti Java, Rust, Python), oppure utilizzare in alternativa un’applicazione software CMS (Content Management System), o sistema di gestione dei contenuti, come WordPress, che aiuta a creare e modificare i contenuti di un sito svincolando gli utenti dall’apprendimento di conoscenze tecniche specifiche di programmazione web.
Se si ha l’esigenza di mettere online un sito in tempi brevi, la soluzione migliore è sicuramente il CMS. Facile e intuitivo, contente di gestire in maniera più immediata il contenuto di un sito, senza necessità di scrivere righe di codice di programmazione. Permette molte possibilità di personalizzazione e, attraverso estensioni e plug in, di integrare nuove funzionalità. Il consiglio è di affidare la realizzazione di un sito CMS a un professionista, che lo strutturerà sulla base di particolari accorgimenti tecnici e di comunicazione. Una volta impostato lo scheletro del sito, l’utente potrà accedere al back end per l’aggiornamento dei contenuti.
Vantaggi e svantaggi
Il CMS rappresenta sistemi complessi che, attraverso l’utilizzo di un pannello di amministrazione, consentono l’inserimento dei contenuti in maniera più immediata, senza necessità di scrivere righe di codice di programmazione. Il vantaggio principale è quello di poter affidare al cliente stesso l’aggiornamento totale o di alcune aree del sito, con un conseguente risparmio economico sul servizio di assistenza. Lo svantaggio è che avere a disposizione uno strumento per gestire il proprio sito web in totale autonomia e libertà non implica l’essere a conoscenza di strategie di comunicazione efficaci, avere gusto grafico nell’implementazione dei contenuti e neanche possedere le dovute conoscenze per gestire un prodotto realizzato a regola d’arte da un professionista.
Oltre a WordPress, altri esempi popolari di CMS includono: Joomla, Drupal, Magento (per i negozi di eCommerce), Squarespace, Wix e TYPO3.
Linguaggi di programmazione
Scrivere un sito con linguaggio di programmazione, risulta invece un processo più lungo, poiché bisogna conoscere codici e regole specifici per dare comandi precisi al computer. Chiunque abbia queste competenze potrà creare un sito web ad hoc, con infinite possibilità di personalizzazione. Imparare questi linguaggi non è difficile, ma è necessario avere tempo e metterci impegno e costanza. Se ci si rivolge a un professionista per la scrittura con codice di programmazione del proprio sito e non si possiedono particolari conoscenze del linguaggio utilizzato, non si sarà autonomi nella modifica e implementazione di parti del sito, ma ci si dovrà rivolgere al programmatore/fornitore di riferimento.
Per linguaggio di programmazione si intende una lingua utilizzata da sviluppatori e programmatori che consente di trasformare una serie di comandi e istruzioni scritte in dati e attività specifiche. Un linguaggio di programmazione è utilizzato principalmente per sviluppare applicazioni desktop, siti Web, applicazioni mobili, programmi e piattaforme aziendali. Così, scrivendo questi codici, è possibile convertire le proprie idee in codice macchina capace di essere “letto” da diversi tipi di computer.
Java: programmazione per piattaforme multiple
Java è un linguaggio di programmazione più diffusi in ambito informatico. Sviluppato da James Gosling nel 1995, mentre stava lavorando a Sun Microsystems, è uno strumento multipiattaforma che consente sia lo sviluppo per il mobile sia la codificazione di software aziendali, applicazioni per big data, Web, dispositivi Internet delle cose (IoT), giochi.
Gratuito e versatile, è stato originariamente progettato per la tv interattiva, sotto il nome di “Oak” (Quercia), ma viste le grandi potenzialità, si è perfezionato come linguaggio di programmazione per supportare gran parte del mondo digitale di oggi, fornendo una base affidabile per una moltitudine di servizi e applicazioni. Anche nuovi prodotti innovativi e servizi digitali progettati per il futuro continuano a fare affidamento su Java.
Facile da imparare, viene consigliato ai neofiti come primo linguaggio per l’apprendimento dei concetti fondamentali della programmazione ed è possibile approfondirne le funzionalità attraverso l’iscrizione a bootcamp o community online.
Alla base del progetto di Gosling lo slogan “Scrivi una sola volta, esegui ovunque” (o WORA ovvero “write once, run anywhere”), per indicare che un programmatore può scrivere codice Java per una piattaforma e questo funzionerà su qualsiasi altra piattaforma con installato un interprete Java.
Linguaggi di scripting e markup
È abbastanza comune per i meno esperti abusare del termine “linguaggio di programmazione” per riferirsi a linguaggi di programmazione e linguaggi di markup. Tuttavia, ci sono importanti differenze nell’uso, che dovrebbero essere chiarite per evitare un uso improprio dei concetti e creare confusione in futuro.
Abbiamo visto che i linguaggi di programmazione sono usati per dare istruzioni al computer, dicendogli cosa fare. Si tratta di linguaggi di alto livello, spesso usati per creare software e driver. Uno dei linguaggi di programmazione più diffusi è Java.
Linguaggi di scripting
I linguaggi di scripting (o “Scripting Language”) sono una sottocategoria dei linguaggi di programmazione e vengono sfruttati per creare applicazioni e siti web. Tra i più conosciuti sicuramente si può menzionare Javascript. I programmi elaborati con questi linguaggi sono detti script. Lo script si compone di una sequenza di istruzioni che possono essere eseguite direttamente dal computer oppure possono essere interpretate da un altro programma o da un linguaggio di programmazione.
I linguaggi di scripting sono dunque una particolare classe di linguaggi di programmazione il cui scopo è dare istruzioni a un programma, è l’interazione con altri programmi più complessi, che eseguono le operazioni più significative. Gli script si distinguono dai programmi con cui interagiscono, solitamente implementati in un linguaggio differente e non interpretato. Il linguaggio di scripting è invece un linguaggio interpretato che viene tradotto in linguaggio macchina soltanto nel momento in cui è eseguito. Mentre i linguaggi di programmazione primi sono utili per creare nuovi programmi, i linguaggi di scripting permettono di fornire istruzioni a programmi già esistenti.
Linguaggi di markup
Un linguaggio di markup, conosciuto anche come linguaggio di marcatura o linguaggio di formattazione, è una classe a sé stante rispetto alle due sopra menzionate, che viene utilizzata per creare strutture di dati su una pagina. Si tratta di un insieme di regole che danno indicazione dell’impaginazione e della formattazione di un testo. Permette di aggiungere mediante marcatori o “etichette” (tag) informazioni sulla struttura logica e “gerarchica” dei contenuti facendo uso di convenzioni rese standard e utilizzabili su più supporti.
Uno dei primi linguaggi di markup, e uno tra i più diffusi, è stato l’SGML o Standard Generalized Markup Language, semplificato poi nell’Hyper Text Markup Language (HTML). Un altro esempio è I’XML o eXtensible Markup Language, che consente di eseguire struttura del documento e diversi tag a seconda dell’applicazione da sviluppare. Sia HTML sia XML vengono affiancati da un linguaggio di stile, il CSS, che serve a definire l’aspetto degli elementi di una pagina web.
HTML: il linguaggio di markup più conosciuto
Come abbiamo visto, l’HTML (o Linguaggio di contrassegno per gli Ipertesti) non è un linguaggio di programmazione, ma un linguaggio di markup (di ‘contrassegno’ o ‘di marcatura’), che permette di indicare come disporre gli elementi all’interno di una pagina. Con HTML indichiamo quindi, attraverso i tag, quali elementi dovranno apparire su uno schermo e come essi debbano essere disposti. Tutte queste indicazioni sono contenute in un documento HTML o “Pagina HTML“. Una pagina HTML è rappresentata da un file di testo, che possiamo modificare e che in genere ha un nome che finisce con l’estensione .html.
Una pagina creata con solo codice HTML è una pagina statica, che mostra sempre lo stesso contenuto. Le esigenze però sono cambiate, ai siti web serve qualcosa di più dei soli contenuti testuali e quindi entrano in gioco altri linguaggi – come CSS, Javascript e tanti altri – che consentono di scrivere pagine ricche e complete sotto ogni punto di vista. Per la costruzione di siti Web più complessi, dinamici e ricchi di contenuti l’HTML è stato dunque affiancato dal CSS, che definisce lo stile degli elementi che compongono le pagine del sito, e JavaScript, un linguaggio di programmazione che rende dinamiche e interattive le pagine.
Più dinamicità con HTML5
Oggi però l’Hyper Text Markup Language si è evoluto presentando la versione HTML 5, attualmente la più diffusa sul web. A differenza delle precedenti versioni, che permettevano di creare siti statici che necessitavano dell’implementazione di CSS e JavaScript, HTML5 è più dinamico, include elementi multimediali e supporta nativamente il video e l’audio, consentendo anche di creare giochi o animazioni.
Nonostante CSS e Javascript risultino ancora necessari per creare un sito web completo, con l’avvento di HTML5 non sono più indispensabili per creare un sito dinamico. HTML5 nasce inoltre per uscire dal solo ambito Web: non è più solo un costruttore, ma diventa un alleato nella creazione di applicazioni, sia desktop sia mobile.
CSS: la restituzione grafica di una pagina
L’acronimo CSS, Cascading Style Sheets (fogli di stile a cascata), identifica un linguaggio di stile che definisce la formattazione, la resa grafica di documenti scritti in un linguaggio di markup, come HTML. CSS e HTML lavorano infatti insieme per definire la struttura delle pagine e delle applicazioni Web. In sintesi, l’HTML è la struttura della pagina, il CSS il suo layout visivo, la sua restituzione grafica. La storia dei fogli di stile a cascata procede su binari paralleli rispetto a quelli di HTML, di cui risulta essere l’ideale complemento.
Ogni elemento della pagina Web fa parte di un testo scritto e strutturato in un linguaggio di markup (HTML o simili). Mentre per arricchire l’aspetto visuale e la presentazione di una pagina, lo strumento designato sono appunto i CSS. Questi ultimi istruiscono un browser o altro programma su come la pagina debba essere presentata all’utente, per esempio definendone font dei caratteri, colori, sfondo, layout, posizionamento in colonne o altra formattazione di pagina.
Un sito dinamico con JavaScript
Da non confondere con il linguaggio di programmazione Java, JavaScript è un linguaggio di scripting per lo sviluppo di siti dinamici. Consente infatti di aggiungere funzionalità interattive e contenuti dinamici alle pagine web. Tra questi, ad esempio: moduli compilabili, slideshow con gallerie fotografiche e grafica animata.
Chiamato inizialmente Mocha, poi LiveScript e infine JavaScript, consente agli sviluppatori di realizzare pagine web interattive, migliorando l’esperienza dell’utente. Lavora insieme a HTML e CSS per creare un’esperienza di navigazione piacevole su qualsiasi sito. HTML e CSS manipolano principalmente contenuti statici, ma possono integrarsi con il codice JavaScript per renderli dinamici.