Un romanzo sociale per riflettere sul lavoro e sulla dignità della persona
Forti ancoraggi alla realtà e continui richiami al tema del lavoro: tra precarietà e sicurezza, temporary management e flessibilità.
Il lavoro che c’è, non c’è, o potrebbe esserci…
Il lavoro e la dignità della persona.
Le difficoltà sociali di un paese che pare aver perso la propria bussola.
La concretezza dell’economia reale, quella che produce, offre servizi, e le illusioni deformanti della finanza fine a se stessa.
Ma anche tanti pezzi di storia italiana: dalle trasformazioni sociali dei primi Anni Sessanta all’attuale insicurezza generale, passando persino attraverso la cupa stagione degli anni di piombo.
In primo piano però una vicenda, personale e paradigmatica.
Quella del protagonista, Luigi Colli, alla ricerca di nuove opportunità professionali in una difficile estate, quella del 2011. Una storia che si dipana soprattutto fra Piemonte e Lombardia, per fermarsi poi, a tutti gli effetti in Franciacorta, quando Luigi scopre questo luogo d’incanto grazie ad un vecchio amico ritrovato. E, proprio questa terra costellata di vigneti rappresenta, per certi versi, non lo scenario, ma l’altro “protagonista” di queste pagine: uno spazio emblematico raccontato persino nei dettagli, con le sue aziende famose e i suoi scorci fantastici, le sue cantine e i suoi paradisi di ospitalità, i suoi imprenditori di successo e con loro lavoratori di ogni parte del mondo.
Seguendo il filo conduttore principale del racconto, il lettore è accompagnato dentro lo sviluppo del fenomeno enologico, avvicinandosi a uno dei territori vitivinicoli di maggiore fascino, alla scoperta di un grande patrimonio storico, ambientale e culturale. Appunto, quello della Franciacorta richiamata sin dal titolo di questo romanzo sociale, come lo ha definito Salvatore Carrubba, già direttore del Sole 24 Ore e assessore alla Cultura di Milano.
Un romanzo che per molte pagine si trasforma nella sceneggiatura di un film. Non solo, dietro queste pagine si riaffaccia l’esperienza iniziata negli Anni Settanta muovendo i primi passi nelle radio libere e incontrando nello stesso periodo la “grande fabbrica”: luogo di lavoro e di rapporti sociali.
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